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Energia green, le centrali eoliche e solari costano meno del carbone

Energia green, è avvenuto il sorpasso: le centrali a energia rinnovabile costano meno del carbone.

“Installare nuove capacità di generazione elettrica rinnovabile è ormai non soltanto una scelta di responsabilità ambientale, ma anche sempre più di convenienza economica”. È quanto afferma Adnan Amin il direttore generale di Irena, l’Agenzia internazionale delle energie rinnovabili, alla luce degli ultimi risvolti in campo energetico.
Non solo Messico, Cile, Brasile, ma anche in Europa, Germania per la precisione: in queste parti del mondo, per la prima volta a partire dagli ultimi mesi del 2017, i costi per produrre nuovi impianti rinnovabili per la produzione di energia elettrica risultano più bassi dei costi per la realizzazione di nuove centrali alimentate da fonti tradizionali quali gas e carbone, sussidi ed incentivi pubblici a parte.
Si tratta di una novità dai risvolti importanti, destinata a cambiare considerevolmente il futuro dell’industria dell’energia.
I dati presentati dall’ultimo studio dedicato ai costi di generazione, registrano una discesa dei prezzi notevole, dal 2010 al 2017: circa un quarto per quanto riguarda l’energia eolica “on shore”, e addirittura del 73% nel caso del fotovoltaico.
Non solo Irena aveva predetto che tale sorpasso era ormai prossimo: il World Economic Forum aveva infatti parlato di una rivoluzione non solo tecnologica, ma anche economica, fatto che avrebbe attirato molti più investimenti sull’ energia green. Ed è solo questione di tempo prima che il solare superi a livello globale il carbone, trasformandosi nella scelta più conveniente sotto ogni punto di vista.
In testa a questa rivoluzione, vi sono soprattutto Cina e India, ma anche in altre zone del mondo il settore energetico si sta gradualmente spostando sul rinnovabile, e per motivazioni economiche: il costo marginale per la produzione di energia da fonti tradizionali, gas o carbone, è più alto di quello di un impianto eolico o fotovoltaico di nuova costruzione. Dunque, gli impianti rinnovabili sono sempre più convenienti rispetto alle centrali tradizionali e riescono a competere senza incentivi o sussidi.
Ad aumentare, di conseguenza, sono gli investimenti, arrivati addirittura a quota 333,5 miliardi nel 2017. Insomma, il futuro delle rinnovabili appare sempre più luminoso e ricco di opportunità.
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Risparmio energetico per i condomini

Uno sguardo agli incentivi dedicati al risparmio energetico per i condomini.

Gli ecobonus previsti per gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica sono risparuno strumento utilissimo per superare quelle criticità proprie dei palazzi vecchi ed inefficienti, costruiti quando il risparmio energetico non era una priorità.
Sono infatti gli interventi sui condomini l’argomento principale su cui il convegno a Roma organizzato dall’Enea ha fatto maggiore chiarezza.
Già nel 2017, la Legge di Stabilità introdusse in Italia le detrazioni fiscali del 70-75% per la riqualificazione energetica di parti comuni degli edifici condominiali e il miglioramento della prestazione energetica invernale ed estiva. Con la Legge di Bilancio di quest’anno, si sono apportate delle modifiche volte a incrementare i vantaggi degli ecobonus, tra cui l’estensione dell’incentivo fiscale, la rimozione dell’amianto dai tetti degli immobili o la possibilità di richiedere un unico ecobonus con aliquota tra l’80 e l85% per interventi di riqualificazione abbinati a quelli antisismici.
“Moltissimi cittadini italiani vivono in grandi condomìni costruiti negli anni ‘50, ‘60 e ‘70 nelle periferie senza nessuna attenzione agli aspetti energetici”, afferma Testa, il presidente dell’Enea all’apertura del convegno. Vivere in questi immobili, in cui non sono mai stati fatti interventi di retrofit, rappresenta un dispendo economico non indifferente. Ecco perché è utile concentrarsi su questi aspetti, anche perché tali immobili rappresentano, proprio per la loro condizione, un ottimo terreno potenziale, che potrebbe portare ad un risparmio fino al 60% dei consumi.
Come esempio pratico, l’Enea calcola il risparmio energetico ottenibile da interventi di efficientamento di un tipico condominio popolare romano costruito nel 1926 nel quartiere di San Lorenzo: partendo da una spesa attuale di 9.790 €/anno tra energia elettrica e gas metano, gli interventi di riqualificazione potrebbero ridurre la bolletta a 2.200 €/anno con un risparmio di ben 7.590 €/anno. Ciò a fronte di una spesa di circa 150.900 euro, che avrebbe una detrazione di 102.630 euro con un tempo di ritorno di soli 6,4 anni. Inoltre, testa assicura che “se si fanno insieme riqualificazione e messa in sicurezza i costi si riducono di molto e, grazie ai risparmi ottenuti con l’efficienza energetica, si riesce a finanziare anche l’anti-sismica”.
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Rinnovabili, quota 50% dal 2018

Rinnovabili, dal 2018 sarà obbligatoria la copertura al 50% del fabbisogno.

Quest’anno entra definitivamente in vigore l’obbligo di copertura da fonti rinnovabili per almeno il 50% del fabbisogno, calcolato in fase di progettazione. Tale novità, che rappresenta per certi versi l’ultimo importante gradino in materia di risparmio energetico e sostenibilità, completa definitivamente le previsioni sul Decreto Legislativo 28/2011.

Nello specifico, la quota di copertura del 50% è riservata per le abitazioni private; per edifici pubblici, invece, la quota aumenta a 55%, e scende nel caso di edifici privati o pubblici situati in centri storici.
I soggetti a questa normativa, perciò, dovranno innanzitutto calcolare il valore dell’energia di cui l’immobile necessità per la produzione di acqua calda e riscaldamento, dopodiché si andrà ad installare un impianto alimentato da fonti energetiche rinnovabili in grado di garantire più della metà del fabbisogno energetico rilevato. Insomma, il fabbricato deve risultare “sostenibile almeno a metà”.
La normativa si riferisce alle fonti “interamente” rinnovabili, ovvero quelle derivanti dai collettori solari, da pompe di calore che raccolgono energia dall’ambiente esterno, ed il fotovoltaico. Le biomasse, come il pellet, hanno invece una rinnovabilità dell’80%, mentre il teleriscaldamento conserva un valore di default del 50% non rinnovabile e 0% rinnovabile, qualunque sia la fonte di produzione energetica effettivamente utilizzata in un determinato sistema di teleriscaldamento.
Alla luce di ciò, la normativa appare particolarmente ridotta nell’ambito energetico, essendo escluse molte delle fonti energetiche attualmente utilizzate. Ma, essendo queste non totalmente rinnovabili, non potranno più essere utilizzate come impianto principale nella progettazione di nuovi edifici. Più spazio, insomma, ai pannelli solari, preferibilmente associati a pompe di calore.
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